Teatro e Terapia

Nel mondo arcaico l’uomo cercava di partecipare all'atto creativo, creando microcosmi speculari con i quali influenzare quelle forze oscure della natura alle quali regole e motivazioni gli erano arcane.

L’uomo primitivo intuiva, dalle sue osservazioni, che i fenomeni naturali erano profondamente interdipendenti ed intrecciati tra di loro, cioè: le piante avevano bisogno di sole nella misura giusta; di acqua; i semi venivano raccolti in quel determinato momento e piantati in quella particolare fase lunare, che, guarda caso, avveniva quando il livello del fiume si alzava e quando l’orsa maggiore toccava la cima del colle…etc., etc.

Ed il tutto sembrava nelle mani di qualche strana forza sovrannaturale capace in un attimo di distruggere l’intera raccolta in una breve furia tempestosa, costringendo la tribù ad una dolorosa trasmigrazione, o peggio ancora, ad una decimazione per carestia.

Ma guarda ancora caso, il tutto combaciava perfettamente con i flussi mestruali delle donne; il manifestarsi di certe gravi malattie, condizioni psico-fisiche, emozioni collettive ricorrenti, una concatenazione di problematiche sociali, di guerre, che sembravano precedere, o seguire un determinato rincorrersi di avvenimenti naturali, apparentemente poco correlati, ma che, ad un più approfondito scrutinio, svelavano la loro sorprendente connessione.

L’ipotesi fu presto formulata: se l’uomo risponde agli impulsi ciclici ed energetici della natura, è probabile che la natura risponda agli impulsi dell’uomo, cioè, che il rapporto sia bi-direzionale, o per lo meno interattivo.

Così il ponte tra l'uomo e l’universo fu lentamente costruito, mentre i metodi per “trattare”, influenzare, curare, e trasformare le condizioni di disarmonia psico-cosmiche (psico-fisiche nella logica di “come sopra sotto”) furono elaborate.

Nacque il teatro: uomini e donne (sacerdoti, sacerdotesse, ancelle, accoliti) che personificavano le forze naturali (divenuti presto dei) e coinvolgevano la popolazione in rituali propiziatori che diventavano veri e propri momenti di catarsi collettiva.

Gli anziani ed i capi-tribù videro che questi momenti di pubblica evocazione-invocazione alleviavano lo stress e l’ansia, calmavano le angosce, placavano le animosità, rilassavano le tensioni e diminuivano le paure, nonché promuovevano forti sentimenti di appartenenza sociale e, addirittura, curavano i malati.

Nacque l’aspetto terapeutico. Nacque il teatro e la sua profonda radice terapeutica.

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