Dove è la vita?
La vita è un continuo susseguirsi di nascita, morte e resurrezione ad ondate ritmiche. C’è la "grande morte", che termina la macro esistenza di un’incarnazione (ossia una catena di esperienze legate intorno ad un’esistenza corporea). Poi ci sono le continue "micro-morti" che accompagnano l’arco di una vita.
Moriamo ogni sera, quando ci congediamo dalla giornata ed entriamo letteralmente in uno stadio di non-corporeità.
Moriamo ogni sette secondi (circa), quando il respiro raggiunge il punto limite d’esalazione ed inalazione.
Moriamo, inconsapevolmente, in continuazione, dalla nascita corporea, fino alla morte biologica, psicologica.
Dove è andato a finire quel piccolo essere che eri all'età di sei mesi? Si, certo, la risposta pare ovvia, ma a livello esperienziale, cognitivo, dove è quell'esserino, dov'è sparito? E a dieci anni? E a quindici?
Sono morti.
Senz'altro permane una continuità psicologica, un filo che ci lega, che ci da il senso di un’unità, se non altro storica, della nostra vita…che vive nei ricordi che ci portiamo appresso. E sembrerebbe molto possibile che quel filo continuasse dopo l’Addormentamento con la “A” maiuscola. Oppure no. Comunque sia, bisogna realizzare che la morte certamente non è qualcosa di estraneo alla vita.
Se pensiamo al ritmo ciclico delle forme di vita arboree-vegetative che ci circondano, pur appartenendo ad entità vitali di dimensioni vibrazionali diverse dalle nostre, o ai ritmi delle stagioni, dei flussi corporei, o dei flussi planetari, possiamo, per lo meno, sospettare che un tale concatenarsi di cicli che si ripropone di continuo intorno e dentro di noi non può NON includere l’esperienza, la sfera umana.
L’uomo piace pensarsi diverso, distaccato o a un livello più alto della natura che lo circonda, ma, con ogni probabilità, è semplicemente un altro elemento inserito nella danza biologica, regolato dalle stesse leggi che regolano i cicli vitali degli esseri che ci accompagnano - un coinquilino appeso al delicato equilibrio di una biosfera, naturale ed impersonale.
Ma cosa sopravvive alla nostra morte fisica? O forse, la domanda più appropriata sarebbe: cosa c’è dentro di noi che “vive”, cosa “è” che penetra, che imbeve il nostro corpo con quella “presenza” senziente?
E’ questa la domanda importante. Cosa c’è dopo la morte è una domanda retorica, con tutt'al più la possibilità di una discussione ipotetica, ciechi che parlano sulla natura delle ombre. Ma, cosa è vivo in me, cosa è quella “presenza” testimone al mio passaggio…qui c’è qualcosa che possiamo seriamente perseguire a livello di sperimentazione ed osservazione direi, con tutto rispetto, scientifico. Qui, come diceva un mio amico di Roma, “c’è ciccia!”.
E’ questa la domanda importante. Cosa c’è dopo la morte è una domanda retorica, con tutt'al più la possibilità di una discussione ipotetica, ciechi che parlano sulla natura delle ombre. Ma, cosa è vivo in me, cosa è quella “presenza” testimone al mio passaggio…qui c’è qualcosa che possiamo seriamente perseguire a livello di sperimentazione ed osservazione direi, con tutto rispetto, scientifico. Qui, come diceva un mio amico di Roma, “c’è ciccia!”.
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